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Armando's
oculum.it

Dal romanzo di G.P. & A.I.

SCACCHI DI PORCELLANA

(Tutti i diritti riservati)

Personaggi
 
   Sebastian Johnathan Backmoore    lord
   Redmond Spencer    esperto in lingue orientali
   Lucy Spencer    moglie di Redmond e sua assistente
   Leonard Styler    esperto archeologo
   Simon Templeton    cacciatore
   Roger Morris    medico investigatore dilettante
   Mister X    identità sconosciuta, interessato al...
   Janet    ragazza di cui si parla la prima volta nel capitolo 8

Parte prima, indice dei capitoli

 1. L'ASTA
 2. IL LORD
 3. IL CIONDOLO D'ORO
 4. IL LADRO
 5. L'IMPORTANTE SCOPERTA
 6. SORPRESE A COLAZIONE
 7. VISITA IN CITTÀ
 8. RIENTRO A CASA

Capitolo 1
L'ASTA
   12 ottobre 1897. Nella tranquilla cittadina di S... nella Scozia settentrionale quel giorno il popolino rumoreggiava nella piazza principale. Era il giorno del mercato e molti affollavano la piazza in cerca di qualcosa utile a basso costo. La maggior parte dei mercanti non aveva nulla di eccezionale ma fra le tante bagattelle vi erano anche articoli interessanti.

   Molte persone affollavano la parte centrale della piccola piazza dove vi era l'asta mensile paesana. Ma gli articoli ivi venduti erano troppo cari per il portafoglio dei contadini che non smentivano le buone abitudini degli Scozzesi. Così l'asta perse rapidamente la sua abituale vivacità e si giunse all'ultimo articolo quasi in sordina. Si trattava di una meravigliosa scacchiera intarsiata con relativi scacchi di porcellana delicatamente decorati che il banditore diceva essere appartenuti all'ultimo imperatore mongolo il cui tesoro era misteriosamente scomparso e, di quelle immense ricchezze, erano rimasti solo quegli stupendi oggetti di porcellana. Terminato il racconto il banditore annunciò il prezzo e, conoscendo gli abituali guadagni dei contadini, non si fece troppe illusioni: guardando il proprio aiutante e facendogli un cenno disse al pubblico «Duecento sterline». Senza curarsi di controllare se qualcuno avesse dimostrato di essere interessato all'articolo in vendita, stava per metterlo via quando, con suo enorme stupore udì una voce alle sue spalle che offriva la somma di trecento sterline. Improvvisamente il banditore divenne allegro e dopo un piccolo colpo di tosse iniziò a salmodiare l'usuale formula per mettere fine alla vendita di un oggetto e dopo tre colpi di martelletto chiuse l'asta e assegnò gli scacchi all'offerente: aveva tutto l'aspetto di un distinto lord di città e si vociferava che fosse nientemeno che Sir Sebastian Johnathan Backmoore di Glasgow.

   Mentre il lord prendeva posto sulla sua carrozza, qualcuno lo guardò con astio e soffermò lo sguardo cupido sugli scacchi che il lord teneva fra le mani. Fissò poi lo sguardo alla carrozza finché non fu fuori della sua vista.


Capitolo 2
IL LORD

   Il giorno dopo si presentò piacevole per il giovane lord che, dopo aver consumato un'abbondante colazione a letto (come era solito fare tutti i giorni), si alzò e con la risolutezza di sempre unita ad una grande rapidità passò a risolvere tutti i problemi amministrativi concernenti la sua nuova proprietà avuta in eredità da uno zio. Sbrigati i piccoli problemi e affidati quelli grossi ai suoi amministratori passò ad esaminare con curiosità il suo recente acquisto. Restato solo nella sua camera da letto prese gli scacchi e li ordinò attentamente sulla scacchiera. Dopo averli ben sistemati notò con disappunto che due di essi erano stati sostituiti con due meno pregiati prima che li avesse comprati. Irato menò un gran pugno sul tavolo e picchiò così forte che un cassettino segreto saltò fuori dalla scacchiera. In esso vi erano i due pezzi mancanti e una pergamena molto malridotta e scritta in una lingua a lui sconosciuta. Con crescente curiosità si chinò sulla scacchiera per meglio esaminare la pergamena e notò in essa uno strano ciondolo d'oro con incisi sopra strani monogrammi.

   Alla vista di questi misteriosi oggetti scattò in lui la molla dell'intuito investigativo che già aveva portato ad altri membri della sua famiglia fama e fortuna. La proprietà che ora gli apparteneva gli era stata lasciata da un suo zio che l'aveva ottenuta come premio speciale da un Pari d'Inghilterra per il grande contributo da lui portato alla risoluzione dell'inesplicabile mistero concernente la sparizione di uno scrigno di antichi gioielli.

   Messi al sicuro gli scacchi e la pergamena, prese il ciondolo e, dopo averlo studiato attentamente, lo mise in un cassetto. Indi si sedette sulla sua pol-trona preferita in attesa d'una geniale intuizione che gli avrebbe permesso di risolvere il suo problema. Ma trascorsa la prima mezz'ora decise di rimandare la soluzione del problema a più tardi. Alzatosi dalla poltrona, con passo lento, si diresse verso il balcone e dopo aver posato lo sguardo sul bucolico scenario che circondava la villa, rientrò e volse il suo sguardo distrattamente al tavolo. Su di esso vi erano alcune lettere certamente portate in camera con la colazione. Sedutosi al tavolo le aprì delicatamente con il tagliacarte d'argento regalatogli da una sua cara amica. Molte lettere erano i soliti auguri ed inviti (ricordiamo che era nuovo della zona), ma vi erano anche conti e fatture che mise subito da parte. Fra gli auguri vi erano anche quelli di un suo amico dell'università che stava passando lì una vacanza in compagnia della sua nuova amica in una casetta comprata da poco tempo.

   Immediatamente il lampo di genio tanto lungamente atteso e oramai inaspettato sfolgorò nella mente del lord : non era forse Redmond (l'amico) un appassionato di lingue orientali?. Forse sarebbe stato in grado di tradurre la misteriosa pergamena.

   Saltato come un grillo dalla sedia, si attaccò al campanello e lo tenne tirato finché il suo servitore non fu lì, allarmato dalla così lunga scampanellata. Sir Sebastian non gli diede neanche il tempo di entrare che subito gli disse : "Fatti dare un cavallo in scuderia, vai subito a questo indirizzo che ora ti darò assieme al biglietto che dovrai consegnare al signor Redmond Spencer e fammi sapere la risposta al mio invito a cena. Che fai?!! Va' e torna senza perdere altro tempo.". E spinse con veemenza il servo sbalordito fuori della porta.

   Chiamò il maggiordomo, diede disposizioni per una principesca cena e, pervaso da un febbrile desiderio di attività, scese al pian terreno per controllare che tutto fosse in ordine e per sorvegliare personalmente i preparativi per la cena.


Capitolo 3
IL CIONDOLO D'ORO

   L'allegria di Sir Sebastian aumentò notevolmente quando seppe dal servitore mandato a casa Spencer che gli amici sarebbero venuti, per la cena, alle otto pomeridiane. In uno stato d'animo che si potrebbe definire euforico, Sir Sebastian fece di tutto per accelerare i preparativi, giungendo perfino ad apparecchiare la tavola, ritenendo che i servi fossero troppo lenti. Dopo essersi congratulato con se stesso per averci impiegato così poco tempo, si sistemò sulla poltrona e, aspettando che si facesse l'ora, chiuse gli occhi e si addormentò. Quando si svegliò la stanza era immersa in un'oscurità quasi totale eccetto che per il tavolino situato presso la sua poltrona sul quale campeggiava, luccicante, la scacchiera dell'imperatore mongolo.

   Mentre cercava di rendersi conto di cosa stesse accadendo, vide un pedone avanzare sulla scacchiera e fermarsi due casella più avanti. Non credendo ai suoi occhi, fissò lo scacco che si era appena mosso. Lo fissò per qualche istante fin quando udì un colpo che sembrava spingerlo a muovere a sua volta un pezzo. Quasi senza rendersi conto di quel che faceva, aprì di re (mosse in avanti il pedone che stava dinanzi al re) e aspettò con curiosità la mossa dell'invisibile avversario. Essa non si fece attendere, e così quella di Sir Sebastian. Dopo un buon numero di mosse, fu rivelato in modo misterioso a Sir Sebastian che la conclusione negativa della partita (per lui) avrebbe significato gravi lutti e grandi sfortune. Una goccia di sudore freddo imperlò la tempia del lord, mentre con accentuata tensione si accinse alla mossa successiva. Mossa dopo mossa il lord, esperto giocatore di scacchi, riuscì a portarsi in vantaggio. Troppo sicuro di sé, Sir Sebastian, commise un errore che lo portò a perdere la torre che proteggeva la regina. Ma la mossa dell'avversario si rivelò a suo vantaggio; alfiere di re sotto la torre bianca e alla mossa successiva sarebbe stato scacco matto. Nulla poteva esser fatto dell'avversario per riparare, e con un ghigno sardonico, Sir Sebastian disse: "Ebbene ?!". L'invisibile avversario rimase silenzioso ma, all'improvviso, l'esultante lord udì un lontano sibilo di vento che rapidamente crebbe di intensità fino a far oscillare pericolosamente la fiamma della candela. Un ultimo guizzo del lucignolo illuminò, proprio al centro della scacchiera, il ciondolo d'oro. Giusto il tempo di poter essere visto che scomparve facendo cadere un raggio di luce sul re e la regina bianchi. Nello stesso tempo si spense anche la candela e nella totale oscurità che seguì, si udirono i rintocchi di una campana. All'improvviso il lord si sentì afferrare e cominciò a dimenarsi e ad urlare.

   Di colpo si ritrovò nel suo salotto e allora si calmò. Si vide intorno gli amici che aveva invitato a cena che lo guardavano con aria costernata. Fece le sue scuse per quell'insolita accoglienza e diede una vaga spiegazione del suo comportamento. Dimenticato subito l'accaduto, fece i dovuti onori di casa agli amici e, ordinato che la cena fosse servita, accompagnò gli ospiti a visitare la serra di cui era tanto orgoglioso. Poco dopo la cena fu servita, e passarono il resto della serata in compagnia di altri tre amici che erano stati precedentemente invitati. Un'ora dopo la fine della cena, il lord disse: "Vorrei farvi vedere il mio nuovo, sensazionale acquisto. Volete?. Prego faccio strada.". Tutti assentirono con entusiasmo e seguirono l'ospite al piano di sopra.

   Giunti dinanzi alla porta della camera di Sir Sebastian, il lord cerimoniosamente aprì la porta e disse agli amici di entrare. Scorta l'espressione di stupore sulla loro faccia, si voltò a guardare la stanza e vide una scena di selvaggio disordine, come se un tornado avesse imperversato liberamente.


Capitolo 4
IL LADRO

   Appena rimessosi dalla sorpresa, Sir Sebastian chiamò i servi. Date disposizioni per rimettere in ordine la stanza, avvertì la polizia. Indi fece accomodare i suoi cinque amici e illustrò sia agli Spencer sia che agli altri tre, Leonard Styler, Simon Templeton e Roger Morris i motivi dell'invito a cena. Redmond allora disse: "Dunque mostraci questo interessante acquisto."
   Quindi l'anfitrione si diresse verso la cassaforte segreta e tirò fuori da essa gli scacchi con scacchiera e pergamena e li mise sul tavolo. Fatto ciò, si avvicinò alla sua scrivania e notò che il cassetto nel quale aveva riposto il ciondolo quella mattina, era semiaperto. Con il cuore in tumulto, ricordandosi di quel sogno assurdo, aprì il cassetto ma lo trovò vuoto.
   "È scomparso!", urlò il lord. La sua faccia era deformata dallo stupore.
   "Cosa è scomparso?.", interloquì Redmond, "Qualcosa che cercavi... quello che volevi mostrarci?."
   "Vuoi darci delle spiegazioni?!", soggiunse Leonard; ed intanto si avvicinò al tavolo, "non era solo questo allora?", e si chinò per osservare meglio quegli oggetti con la curiosità tipica di quelli della sua professione, l'archeologia. Esperto di oggetti antichi provò grande meraviglia quando si rese conto di ciò che gli era innanzi.
   Nel frattempo Simon si era avvicinato a Leonard e poi si era voltato verso Roger e con questi aveva scambiato sguardi interrogativi.
   Redmond, a questo punto, voltatosi decisamente verso sir Sebastian disse:
   "Allora, caro Sebastian, vuoi renderci partecipi del tuo dolore. Ergo, che diresti di spiegarci cosa sta accadendo?", e chiamò gli altri a raccolta.
   "Volentieri", disse il lord, "ecco...dunque..."; ma non poté finire la frase perché d'improvviso qualcosa fracassò il vetro della finestra ed entrò nella stanza rotolando sul tappeto. Tutti rimasero letteralmente pietrificati, poi lentamente, molto lentamente, i loro sguardi conversero sull'oggetto rotondeggiante che giaceva proprio nel mezzo del tappeto. Si guardarono per qualche istante e poi Simon, decisamente, si chinò a raccogliere la cosa e:
   "Guardate!", disse correndo verso la finestra seguito da tutti gli altri.
   "Cosa?", fu la risposta.
   "C'è qualcosa lì. Fra gli alberi che corre.". Il suo esperto occhio di cacciatore aveva scorto qualcosa dalla parvenza umana che fuggiva in gran fretta. E quando tentò di indicarlo agli amici non lo vide più. Una nube aveva oscurato la luna piena che gli aveva permesso di scorgere quella forma umana. "Non lo vedo più!", disse irritato Simon posando l'oggetto sul tavolino lì, accanto alla finestra.
   "Chi non vedi più!?", esclamò sir Sebastian.
   "C'era un uomo che fuggiva.", disse Roger, "Vero Simon?. Quello che..."
   Intanto Leonard aveva volto la sua attenzione sul...
   "Ma questo è un sasso e qui c'è un foglio con su scritto qualcosa."
   "Fai vedere.", intervenne, con tipica curiosità femminile la giovane signora Spencer.
   "Era avvolto intorno al sasso. Tieni, leggi per tutti". Leonard porse il foglio un po' sgualcito a sir Sebastian che lentamente allungò la mano.
 
   "A Sir Sebastian Johnathan Backmoore di Glasgow.
   Il ciondolo d'oro è nelle mie mani.
   Se volete evitare gravi conseguenze
   portate 'tutto' domani sera alle dieci
   nella chiesa sulla piazza centrale,
   lasciatelo sulla cassetta delle offerte e scomparite.
   Venite solo o sarà peggio per voi."
 
 
   "Non c'è firma.", terminò con voce piatta il lord.
   Si guardarono tutti sgomenti.
   Il primo ad intervenire fu Roger:
   "Se volete il mio parere, non da medico ma da appassionato investigatore, dovremmo prima di tutto farci spiegare una volta per tutte cosa sta succedendo qui. A te la parola, Sebastian!".
   "Non è una storia troppo lunga. -cominciò il lord- E riguarda il mio recente acquisto fatto proprio ieri in un asta paesana. Ho comprato per trecento sterline questa meravigliosa scacchiera, e puoi dirmi tu se non vale tanto, Leonard. In essa ho però trovato, oltre agli scacchi, una pergamena, quella -indicando con lo sguardo il tavolo- ed anche il ciondolo... che poi mi è stato rubato pochi minuti fa. È tutto. Penso potreste -riferendosi agli esperti Leonard e Redmond- aiutarmi a capire il reale valore di quel 'tutto', gli oggetti che ho comperato, indicato nella lettera."
   Improvvisamente entrò, dopo aver prima bussato, il maggiordomo:
   "Signore, c'è la polizia in salotto", disse rispettosamente.
   "Bene scendiamo subito.", fu la risposta del lord, "di' di attendere un attimo che arriviamo. Falli accomodare pure." e lasciò la stanza seguito dagli amici.


Capitolo 5
L'IMPORTANTE SCOPERTA

   Accomodati nel salotto vi erano il tenente Robert McCober e tre dei suoi uomini. Il tenente osservava alcuni libri nella biblioteca accanto al caminetto. I suoi uomini, intanto, facevano degli apprezzamenti sul nuovo proprietario della tenuta Backmoore:
   "Non avevo mai sentito che il vecchio Sir Anthony Backmoore avesse un nipote"
   "Dicono che sia abbastanza giovane", accennò il secondo.
   "Sapevo di un certo Sebastian Backmoore, nipote di Sir Anthony che viveva a Glasgow.", replicò il terzo.
   "Signor tenente -disse il primo ad alta voce rivolto a McCober che si era distratto nella lettura di un libro, ~L'Idiota~-, signor tenente c'è Sir Sebastian Johnathan Backmoore di Glasgow."
   Il tenente rimise, in fretta, il libro a posto mentre gli uomini si alzavano rispettosamente in piedi all'ingresso del lord.
   "Buona sera signori -disse il lord seguito dai suoi amici-, vi ho fatti chiamare perché un furto si è verificato non molto tempo fa. Nella mia stanza."
   "Cosa è stato rubato?", chiese il tenente.
   "Ho già controllato attentamente ed ora è tutto in ordine. Manca un solo oggetto. Un ciondolo d'oro che ho -e si corresse subito-, che avevo con me da tanto tempo. -Gli amici si guardarono in faccia sconcertati ma stettero zitti- Era riposto nel cassetto della mia scrivania e quando sono andato per mostrarlo ai miei amici -e cercando il consenso di essi, proseguì- il prezioso gioiello era stato rubato."
   Il tenente allora chiese di mostragli la stanza, poi:
   "Nessun sospetto sul possibile autore del furto?".
   "Poco dopo il furto -intervenne Simon- abbiamo visto, dalla finestra della stanza, una figura umana fuggire nel parco. Ma era buio, più di questo non possiamo dirle."
   Il tenente impartì rapidi e decisi ordini a due sottoposti:
   "Cercate nel parco e attenti ad ogni minimo indizio. Tu invece vieni con me sopra". E con passi decisi mossero tutti verso il piano superiore.
   Mezz'ora più tardi, di nuovo in salotto vennero tirate le somme: nessun indizio trovato che possa provare l'identità del ladro. L'unica traccia era il ritrovamento di una fune con un rampino ad un'estremità che evidentemente, come dimostrava la presenza di graffi sul davanzale, era servito per raggiungere la finestra e questa era stata facilmente aperta. Poi c'era il sasso che aveva causato la rottura di un pannello del vetro e il messaggio.
   "Ma, signore, il messaggio non lo capisco, -disse il tenente- cosa è questo tutto di cui si parla?".
   "Probabilmente si riferisce alla mia collezione di gioielli antichi che, per fortuna, ho, appena giunto qui, riposto nella cassaforte della banca."
   "Ma perché conservare in casa un gioiello di tale valore, mi scusi se le faccio di queste domande, è il mio mestiere -aggiunse il tenente-. Perché conservare in casa il ciondolo mentre tutta la collezione è al sicuro in banca?".
   "Aveva un particolare valore affettivo e ho voluto tenerlo sempre vicino. Mai lo ho tenuto con gli altri pezzi della collezione."
   "Capisco." fu la breve risposta del tenente. "Per il ricatto cosa intende fare?"
   "Ha letto il messaggio. Preferisco fare tutto da solo, ma solo per quanto riguarda la consegna.", soggiunse il lord. "Potreste procurarmi dei gioielli falsi senza dare nell'occhio?"
   "Certo. Provvederemo subito. Sarà fatto entro domani mattina.", terminò il tenente, "Ma -aggiunse- deve darmi il permesso per prendere la collezione."
   "Verrò io stesso. Passerò fra un'ora in commissariato... meglio -e accennò a prendere qualcosa dalla tasca-... vi do le chiavi della cassetta, ora. Vado a prenderle in cassaforte. Credevo di averle con me. Permesso".
   Andò, tornò e, consegnate le chiavi, li invitò a sedere per prendere una tazza di tè. Dopo di che, salutando educatamente, i poliziotti se ne andarono.
   Intanto Leonard, che si era assentato per qualche minuto, tornò con scacchi, scacchiera e pergamena. Aveva qualcosa di interessante da annunciare agli amici:
   "Ho trovato qualcosa...dove posso poggiare questi oggetti. -Si interruppe, prima di posarli sul tavolo- Oh, ecco.", intanto gli altri fecero nuovamente cerchio intorno agli oggetti e interrogarono Leonard:
   "Allora, cosa vuoi mostrarci?", disse Roger per tutti.
   "Ho esaminato attentamente questa scacchiera e il resto e, ne sono proprio sicuro, vale una fortuna. Quanto hai detto di averli pagati, Sebastian?"
   "Trecento sterline", fu la pronta risposta.
   "Ne vale certo molti di più. Penso non meno di quindicimila sterline. Ma ciò più importa è che sono gli autentici scacchi dell'ultimo imperatore mongolo."
   "Sono per caso truccati?", intervenne scherzosamente Simon.
   "Molto meglio! -continuò eccitato Leonard- Si dice che chi disponga di questi scacchi e tutto ciò che è contenuto nella scacchiera sia in grado di trovare un tesoro..."
   "Sai anche quanto possa valere?", disse il sir.
   "Più o meno, esattamente... non lo so, ma si dice che il suo valore sia almeno... -ed in quello stesso momento si ricordò di una cosa- ma la leggenda dice anche che c'è pericolo di morte per chi tenti di violare il luogo del tesoro."
   "Ma il gioco varrà la candela?", interruppe Simon.
   "Se un miliardo di sterline, almeno, può farti giocare, sì!.", replicò Leonard sorridendo.
   "Ma è leggenda!", ricordò Roger.
   "Lo erano anche questi scacchi!", avvertì Leonard.
   "Sei in grado di decifrare ciò che si legge sulla pergamena?", chiese Lucy al marito.
   "Ci vorrà forse del tempo, ma non è detto che sia impossibile. Il mongolo antico è un po' ostico ma lo conosco abbastanza bene. Altrimenti chiederò a qualche mio collega."
   "Domani potrò dirvi se sono in grado di tradurre... mi porgi la pergamena, Lucy?"
   "Ecco, -rispose la moglie- è solo un po' sgualcita."
   "Questa notte sarete tutti miei ospiti -intervenne sir Sebastian-. Lucas !? -il lord chiamò forte il maggiordomo, questi fu subito lì- accompagna i signori nelle stanze degli ospiti. Buona notte -rivolto agli amici-, tu invece starai sveglio, vero Redmond?"
   "Penso proprio di sì", rispose l'amico.
   "Se non ti dispiace resto con te. Sono curioso", aggiunse Sebastian.
   "Lo siamo anche noi", risposero ad una voce i restanti.
   "D'accordo -disse Redmond- prepariamoci a passare la nottata." e di buona lena si mise al lavoro mentre gli altri gli stavano rispettosamente intorno.


Capitolo 6
SORPRESE A COLAZIONE

   Redmond posò la penna sul tavolo. Intorno a lui: silenzio. Alzò lo sguardo e contemplò cinque persone che dormivano profondamente, chi steso sul divano, chi rannicchiato in precario equilibrio su di una sedia. Albeggiava. I primi raggi del sole cominciavano a ridare forma e colore alle cose intorno, la pergamena giaceva, ormai vuota dei suoi misteri, sul tavolo e il foglio in cui questi erano stati raccolti era attorniato da altri fogli meno fortunati, sporchi di macchie di inchiostro e cancellature, muti testimoni di tentativi di traduzione senza successo ma importanti passi verso la risoluzione finale.
   Redmond contemplò la scena per qualche altro secondo, poi, con voce allegra, esclamò:
   "Sveglia, ho appena finito la...-ma si accorse che nessuno volesse distogliersi dal lieto sonno, quindi con lo stesso tono, soggiunse- sveglia, è ora di colazione!", al che tutti rotolarono giù dai giacigli improvvisati.
   "Eh... cosa...che ore sono?", fu tutto quello che si poté decifrare dai mugolii confusi dei cinque amici più addormentati che svegli.
   Lucy, sistemandosi i capelli un po' arruffati, notò che accanto alla pergamena v'era la traduzione e accanto al tavolo sul quale poggiavano così tanti fogli, vi era suo marito, Redmond, in piedi con occhi cerchiati dalla stanchezza ma brillanti di soddisfazione.
   "È la traduzione? -Chiese Lucy, allungando la mano per raccogliere il foglio.- È tutta? -chiese ancora ma ritirò la mano. Non voleva rubare questo momento di gloria al marito.- La leggi... ora?"
   "Aspetteremo che tutti si saranno alzati e sistemati per la colazione", disse Redmond dando un'occhiata agli altri che sembrava stessero recuperando le loro facoltà mentali.
   Mezz'ora dopo, davanti ad una abbondante colazione preparata dai mattinieri servi del lord, tutti si erano ormai rimessi dalla nottata ~più o meno in bianco~. Il caffè fumava dal bricco posto al centro del tavolo e lì anche latte, cioccolato e tè riscaldavano quella fredda mattinata dell'ottobre scozzese che, per non essere da meno degli abitanti del posto, era avaro anche di sole. Vassoi colmi di tartine, burro, uova ed ogni altra grazia del palato, ornavano la tavola.
   In piedi intorno al tavolo i cinque amici aspettavano Redmond che, già sceso in sala da pranzo, era uscito per fare una passeggiata nella fredda aria del mattino. Andava intanto rileggendo le righe che quella notte aveva scritto.
   Rientrato, trovò gli amici ad attenderlo impazienti.
   "Allora, -esclamò Simon-, cosa ci dici della pergamena mongola."
   "Ne ho qui la completa decifrazione. È stato semplice, ma solo quando ho capito che...-
   "Che?", interruppe la moglie.
   "Di cosa in realtà si trattava.", soggiunse Redmond.
   "Allora, ci spieghi?", Leonard era certo curioso.
   "È, in parte, un elenco di mosse, la descrizione di una partita di scacchi. -Accennando a sedersi, imitato da tutti gli altri- Allora si fa colazione?".
   "Quale è l'altra parte?": fu l'unanime domanda.
   "In breve, -rispose soddisfatto Redmond-, viene indicata una località tra i monti Altaj e I monti Hangaj dove dovrebbe esserci un lago. Ho consultato le carte e credo di aver individuato il posto con esattezza. Ma...-
   "Ma cosa?", esclamarono tutti gli altri.
   "... c'è qualcosa che riguarda la partita ed il ritrovamento del tesoro. Ma vorrei leggervelo. Ascoltate:
 
   ~... il nero muove, l'imperatore si accorge della difficoltà della sua mossa,~ -se non avete ancora capito questo è ciò che accadde, momento per momento, durante l'ultima partita di scacchi dell'imperatore giocata su questa scacchiera.- ~ l'imperatore pensa, il tempo passa. L'imperatore non ha più il tempo di pensare. Sta morendo. Non muove. È morto.
   Quanto segue è ciò che mi ha dettato la regina, avversario dell'imperatore nell'ultima partita:
   Si giochi la stessa partita e si rifletta quanto si vuole, così avrebbe voluto il mio imperatore. Ma chi perderà, perderà tutti i tesori in suo possesso. Questo è quanto era e sarà in gioco nell'ultima partita.~
 
   Poi, -si interruppe Redmond-, quello che segue riguarda il luogo e il modo per ~giocare l'ultima partita~... ci serve il ciondolo!, -esclamò arrabbiato Redmond-, dobbiamo recuperarlo assolutamente!".
   "Quale sarebbe la sua utilità, che c'è scritto lì riguardo al ciondolo?", aggiunse sir Sebastian.
   "In effetti il ciondolo potrebbe essere una chiave -intervenne Leonard- o qualcosa di simile, vero Red(mond)?".
   "In effetti è proprio così -replicò Redmond sorridendo-. Da quanto è scritto qui sopra dovrebbe indicare il punto esatto, chi sa, forse del tesoro. Non dice altro. -Poi si interruppe per un istante, continuò- Altre indicazioni sono certamente sullo stesso ciondolo..."
   Redmond stava parlando quando fu interrotto dall'entrata del maggiordomo. Questi portava, su di un vassoio di argento, un foglio di carta ripiegato:
   "Sir -Lucas accennò ad avvicinarsi a Sir Sebastian-, un messaggio per voi."
   "Chi lo manda?", chiese il Lord.
   "Qualcuno ha bussato e lo ha riposto sulla soglia andandosene prima che aprissi la porta. Il messaggio è anonimo, sir", fu la risposta del maggiordomo.
   "Dai qua, Lucas. Ora puoi andare.", Sebastian prese il foglio dal vassoio.
   "Sir, signori -il maggiordomo salutò- permettetemi di augurarvi il buon mattino."
   Quando Lucas ebbe chiuso la porta dietro di sé, Sir Sebastian aprì il messaggio e notando che riguardava un po' tutti, lesse ad alta voce:
 
   "Se volete avere il ciondolo venite con mille sterline e portate con voi una copia in oro del ciondolo. Fatevi trovare alle ore diciannove sulla collina a nord del paese, lì vi sarà qualcuno ad attendervi. Non chiamate la polizia se ci tenete a riavere il ciondolo. Un amico."
 
   Al che Lucy, un po' sorpresa, intervenne: "Che ne pensate?".
   Roger tentò di dare una spiegazione logica dei fatti così come si erano succeduti: "Dai dati in nostro possesso possiamo formulare varie ipotesi che poi i fatti comproveranno o smentiranno. Ma è bene che sin da ora cominciamo a costruirle nel modo più logico. -Gli altri si mostrarono particolarmente interessati a questo tipo di discorso- Una potremmo così costruirla: il ladro che ha rubato il ciondolo a Sebastian è un comune ladro che dopo il colpo e il primo messaggio intimidatorio ha poi cambiato idea e ha deciso di accontentarsi di una certa somma di denaro, questo perché si è accorto di non poter, da solo, piazzare la refurtiva. Ma poi c'è la richiesta di un ciondolo copia del primo che la prima ipotesi non può in nessun modo spiegare. È dunque il caso di partire da più indietro. Partiamo da quando Sebastian comprò gli scacchi all'asta..."
   Sebastian interruppe invitando tutti ad accomodarsi nel salotto dove sarebbero stati più comodi. E quindi si ricominciò a parlare.
   "Stavo dicendo -Roger continuò- la cosa andrebbe vista così: Sebastian compra gli scacchi, pezzo ricercato anche da qualche altro compratore che certo sapeva il reale valore della scacchiera con scacchi e il resto."
   "Ma allora perché abbandonare le offerte", interruppe Simon.
   "Non si può abbandonare ciò che non è stato mai iniziato -intervenne Sebastian- fui il solo offerente."
   "Ipotizziamo allora -provò Leonard a continuare il discorso di Roger- che il compratore X sia giunto in ritardo e quindi impossibilitato a fare proprie offerte."
   "Mi pare, infatti, che l'asta si sia conclusa molto presto, certo più presto del previsto..."
   "O di quanto ipotizzasse il signor X", continuò Simon.
   "Infatti -Sebastian rifletté per un istante- ora che ci penso, notai, subito dopo aver ritirato gli scacchi, che una carrozza era appena arrivata e qualcuno dal finestrino sembrava interessato al mio acquisto, ma in quel momento non ci feci caso. Non saprei descriverlo.
   Roger riprese il filo del discorso: "Poi c'è stato il furto, certamente commissionato dallo stesso signor X, perché il primo messaggio ha uno scopo certamente diverso dal secondo. Quindi arguisco che il furfante pagato da X, resosi conto dell'alto valore dell'oggetto da lui rubato, abbia deciso di ottenere soldi oltre che da mister X anche da Sir Sebastian e il ciondolo falso gli serva per darlo al Sig. X..."
   "Per qualche motivo che presto scopriremo. Penso dovremo andare all'appuntamento con quanto richiesto.", quindi Sir Sebastian chiamò il maggiordomo e gli ordinò di preparare la carrozza ed i cavalli per andare in paese al più presto.
   "Andiamo a farci fare un ciondolo come quello che hanno rubato, vero?", chiese Simon.
   Lucy intervenne allora dicendo: "Sebastian, ricordi bene come è fatto? E da chi potremmo andare?".
   "La carrozza è pronta, Sir", disse Lucas entrando.


Capitolo 7
VISITA IN CITTÀ

   Erano le 9 e 15 quando il gruppo di amici salì nella capiente carrozza di Sir Sebastian il quale, dopo aver dato ordine al cocchiere di spronare i quattro cavalli, si sistemò comodamente a sedere. Velocemente la carrozza attraversò la splendida tenuta del lord. Un'ancor sottile coltre di foglie secche veniva sconvolta dal tumultuoso passaggio degli scalpitanti cavalli ed un allegro crepitio accompagnava la carrozza fin oltre i confini della proprietà del Sir. Dai loro finestrini i passeggeri ammiravano entusiasti lo splendido paesaggio autunnale e le file di alberi lungo i lati del viale facevano a turno ombra sulla carrozza e il sole di tanto in tanto infilava il finestrino per andare a toccare questo o quel viso.
   Redmond stava fissando la fila di \alberi\ fuggenti quando Leonard, improvvisamente, ruppe il silenzio: "Ma la polizia non sa la verità sul ciondolo."
   "Neanche noi eravamo a conoscenza della verità riguardo il ciondolo, la pergamena ed il resto -rifletté Sir Sebastian-. Ed ora che la conosciamo siamo anche in possesso di altre informazioni che ci rendono inutile, almeno per il momento, l'aiuto della polizia."
   "Ma il ladro dovrà comunque essere arrestato", intervenne Simon.
   "E la polizia dovrà solo interessarsi di questo, è ciò che gli chiederemo -aggiunse Sebastian-, ora più che mai."
   "E credo che se la polizia fosse venuta al corrente della verità sul ciondolo allora non saremmo solo noi e il tizio X a conoscere i segreti della scacchiera e il contenuto della pergamena", intervenne Roger.
   "E quindi altri concorrenti in gara per la caccia al tesoro", continuò Redmond.
   "È tutto al sicuro, vero?", chiese Lucy ansiosamente.
   "Traduzione e oggetti stanno al sicuro in cassaforte", rispose con fare sicuro Sebastian.
   "Ora godiamoci il viaggio -concluse Redmond-. Ho proprio bisogno di farmi un sonnellino, ma svegliatemi quando saremo in città", e chiuse gli occhi per addormentarsi.
   Una volta in città Redmond fu subito svegliato. Un sonno di circa venti minuti sembrava aver ridato vigore al giovane Redmond. Tutti insieme, poi, si diressero dall'orafo che per molti anni aveva servito Sir Anthony Backmoore.
   Il paese era già sveglio da molto e il popolino, in mille faccende affaccendato, vociava allegro per le strade gaie e ridenti della piccola cittadina semplicemente costruita ma con una sua rustica bellezza. Case basse con colori vivaci e giardini intorno. Tetti di tegole rosse e comignoli fumanti.
   Giunti alla bottega dell'orafo, il signor Holster (immigrato tedesco di origine ebraica), Sebastian fu subito riconosciuto dal vecchio proprietario, più vicino ai settanta che ai sessanta, che
   gli si fece incontro per salutarlo e fargli strada nel negozio. Dopo i consueti convenevoli, Sir Sebastian giunse al dunque: "Sono qui per chiedervi di farmi un lavoro importante ed urgente al tempo stesso.", l'orafo annuì sorridendo e chiese al lord di proseguire.
   "Ho in mente un ciondolo e vorrei che lei riuscisse a riprodurlo seguendo le mie indicazioni. Dovrà essere in oro. Ne ho bisogno entro oggi pomeriggio per le diciotto. Pensate di poterci riuscire?", concluse il lord.
   Il Sig. Holster ebbe un momento di perplessità ma poi soggiunse, sorridendo: "Certamente, per oggi alle diciotto massimo. Non dubiti."
   Uscendo dal negozio, si diressero chiacchierando al commissariato per incontrarsi col tenente McCober, mentre i passanti salutavano rispettosamente Sir Sebastian (in particolare i ricchi borghesi che ci tenevano ad ingraziarselo).
   "Bene, anche questa è fatta -disse soddisfatto Sir Sebastian- ed ora non ci resta che andare dal tenente."
   "Allora, come ci comporteremo col signor McCober?" intervenne Lucy.
   "Intanto ci occuperemo dei gioielli, falsi, che il tenente ci avrà procurato -rispose Sir Sebastian-, poi disporremo tutto per i nostri appuntamenti."
   Seguiti dalla carrozza si recarono al commissariato dove in breve tempo si accordarono sull'atteggiamento da assumere quella sera: c'era da disporre gli uomini (pochi), forse per la prima volta impegnati così attivamente. Ritirati i gioielli falsi per la loro messinscena se ne andarono.
   Una volta fuori, Sir Sebastian si portò di colpo una mano alla fronte ed esclamò: "Oh, cielo! che ore sono?"
   "Sono le dieci esatte, perché?", disse Roger.
   "A quest'ora dovrebbe arrivare un telegramma della mia cuginetta Elisabeth. Mi accompagnereste a ritirarlo?"
   "La posta è lì". Lucy indicò, con un cenno del capo, un piccolo edificio rustico giusto all'estremità opposta della piazza che, come in ogni paesino, era il fulcro delle principali attività del villaggio.
   "Andiamo". I sei si diressero a passo svelto verso l'ufficio postale.
   L'impiegato addetto ai telegrammi riconobbe il Lord e cerimoniosamente disse:
   "Sir, è appena arrivato un telegramma per lei."
   Sir Sebastian ringraziò il brav'uomo e prese il telegramma. Mentre lo stava velocemente leggendo sulla via dell'uscita, si imbatté proprio sulla soglia in un'elegante figura femminile. Rispettosamente il Lord le cedette il passo accennando ad un saluto e in risposta la giovane donna gli dedicò un luminoso sorriso. Lo sguardo di Leonard cercò gli occhi di lei ma fu colpito dall'oggetto alle sue spalle: una carrozza scura, un profilo umano che appena appariva dal finestrino. Tutto come aveva immaginato dal racconto di Sebastian. "Permette? Styler, Leonard Styler. -Si rivolse alla misteriosa donna- Le posso essere utile? Non è del posto, vero?"
   "In effetti sono qui da non molto. Può indicarmi il telefono?"
   "Mi sembra di averlo notato in fondo a sinistra. Venga che le faccio vedere."
   "La ringrazio.", e si avviò all'interno accompagnata da Leonard.
   Nel frattempo Sebastian e gli altri, portatisi fuori dell'edificio, attesero pazientemente, chiacchierando, poco oltre l'angolo della posta. Mentre parlavano, Simon interruppe il discorso con una domanda per nulla attinente al dialogo che si stava svolgendo:
   "Scusa, Sebastian, la misteriosa carrozza di cui ci hai parlato ieri era forse nera, con i raggi delle ruote rossi e quattro cavalli anche neri? In tal caso è proprio dietro di te." e la indicò agli altri con un rapido cenno del capo.
   Al che gli amici si voltarono e commentarono variamente la cosa:
   "Devo darti ragione, Simon, è quella, ne sono sicuro.", rispose Sir Sebastian riandando con la mente al giorno dell'asta.
   "Ottima osservazione, Simon. D'altronde quante altre carrozze di questo genere potrebbero trovarsi in paese?", interloquì Redmond.
   "Secondo me le cose potrebbero essere andate in questo modo...", si interruppe Roger che stava approntando una spiegazione logica dei fatti (o meglio fu interrotto da un'esclamazione di Lucy).
   "Oh, guardate là! La ragazza che sta salendo nella carrozza è proprio quella che Leonard ha accompagnato al telefono. Ed ecco Leonard!", Lucy portò gli altri a muoversi verso l'amico. Sir Sebastian li fermò appena in tempo; sarebbe stato ingenuo farsi notare dal misterioso uomo che sedeva nella carrozza. Non appena la misteriosa ragazza scomparve nella carrozza, il fiacre, richiuso lo sportello, lestamente salì a cassetta spronando i cavalli. La carrozza partì lentamente, accelerando progressivamente e scomparendo ben presto, non prima però che una mano scostasse le tende del finestrino posteriore, permettendo a un paio d'occhi crudeli di scrutare il gruppo di amici con astio.
 
   Nel frattempo, in un luogo non molto distante da quello in cui si trovavano i nostri protagonisti, un losco figuro sedeva su una sedia all'apparenza non molto solida, mirando e rimirando il frutto delle sue ricerche compiute la sera prima in casa di Sir Sebastian. Si stava arrovellando sull'unico problema che ai suoi occhi non trovava risposta, almeno per il momento: perché un illustre e ben vestito sconosciuto era disposto a spendere ben mille sterline per un gingillo d'oro che, in nessun caso, poteva valerne più di cento. Di questo era ben sicuro perché, se c'era un argomento su cui Liam O'Shonegan, figlio di immigrati irlandesi morti di fame ma onesti e devoti cattolici (né l'una e né l'altra cosa si addicevano al loro non certo integerrimo figliolo) ,era esperto era il modo di arricchirsi a spese del prossimo e, alla base di ciò, c'era una profonda conoscenza unita ad una vera e propria devozione per la ricchezza in ogni sua forma. Non che lo interessasse realmente, dati gli scopi che si prefiggeva, ma il nostro ladro aveva il piccolo difetto di essere assai curioso, ben poca cosa se paragonato alla sua avidità che lo spingeva a volere sempre più di quello che aveva o che poteva avere. Ora però i suoi più remoti desideri stavano per concretizzarsi. Stava per disporre di una somma di denaro che mai aveva visto tutta insieme: cinquecento sterline le aveva ricevute, come anticipo, dallo sconosciuto che lo aveva contattato il giorno prima, quando la vita gli pareva grigia e incolore; presto ne avrebbe avute duemila e chissà quante altre in futuro, quando avrebbe venduto a Sir
   Sebastian tutto ciò che sapeva sullo sconosciuto. Magari in seguito avrebbe potuto, magari... Finì col perdersi nelle sue fantasie sul radioso futuro che gli si stava spalancando davanti e di cui mai avrebbe potuto sospettare l'esistenza.


Capitolo 8
RIENTRO A CASA

   Il lord guardò la carrozza che si allontanava finché non scomparve dalla sua vista. Poi, con voce ferma e chiara, disse:
   "Avete notato quello che ho notato io?".
   Gli fece eco Simon, la cui vista acuta lo aveva non poco aiutato in passato, asserendo di avere anche lui notato la mano che scostava le tendine e la figura, indistinta anche per i suoi occhi di falco, che sembrava assai interessata a loro.
   "Ho anche sentito un brivido corrermi giù per la schiena, non so come spiegarlo. Comunque, ho avuto l'impressione che quel tizio non fosse propriamente ben disposto nei nostri confronti."
   Intanto Leonard li aveva raggiunti e con fare ilare, come suo solito, chiese:
   "Posso unirmi a voi in quella che sembra una così interessante chiacchierata?"
   Guarda un po' chi si vede, il salvatore di belle ragazze in difficoltà. -Ribatté prontamente Roger- Mentre tu ti divertivi, noi abbiamo individuato il nostro misterioso Mr.X e presto o tardi, scopriremo anche la sua vera identità." Concluse Roger in un tono tra lo scherzoso e il trionfante (era sempre stato ottimista).
   Gli altri sorrisero vedendo Leonard in lieve ma palese imbarazzo dal quale si liberò con un sorriso di trionfo, dicendo:
   "Se vi riferite alla ragazza scesa dalla stessa carrozza che arrivò in ritardo il giorno dell'asta, vi sbagliate: mi sono dato da fare...", fu interrotto Leonard dall'ironico commento di Redmond: "questo era evidente.", mentre Lucy arrossiva e gli dava di gomito.
   "... e ho scoperto -continuò Leonard senza scomporsi- che Janet, questo è il suo nome, è venuta qui con il suo tutore due giorni fa e che intendono partire presto, forse domani stesso, dopo aver sbrigato 'certe faccende'. Allora le ho posto qualche altra domanda, celata nella comune conversazione che possono fare un uomo e una donna che si stanno conoscendo, ma ne ho avuto solo risposte elusive. Ascoltando la sua telefonata, senza farmi notare, sono comunque riuscito a sapere che stava parlando con una nota agenzia di viaggi di Southampton: chiedeva informazioni su quando sarebbe partita la prima nave passeggeri per... provate a indovinarlo."
   "Per l'estremo oriente!", sussurrarono in coro gli altri, sempre più stupefatti.
   "Proprio così -riprese Leonard sempre più raggiante-. Per Bombay per l'esattezza. Partirà da Southampton il 29 di questo mese, e per allora dovremo essere pronti anche noi. Allora, che ne pensate del mio divertimento?", terminò Leonard visibilmente compiaciuto.
   "Sei stato bravo -disse Roger guardando l'amico- e ti devo delle scuse."
   "Anche io te ne devo ", iniziò Redmond, ma Leonard lo fermò dicendo che non era il caso (anche perché avevano in parte ragione, ma decise di non dirlo):
   "Non parliamone più. Ed ora raccontatemi quel che è successo in mia assenza, perché, dal tono della vostra conversazione e dal suo contenuto, per quello che ho sentito, ritengo che la vostra attesa non sia stata infruttuosa."
   In breve fu messo al corrente dei fatti accaduti poc'anzi. Quando ebbero finito Lucy espresse la domanda che tutti loro avevano in mente, con lievi divergenze:
   "Alla luce di quel che è accaduto, come ci regoliamo?"
   "Ottima domanda, cara. -continuò Redmond- Propongo, per ora, di procedere come avevamo pianificato di fare, tenendo comunque conto che, ormai è certo, abbiamo un concorrente potente e deciso ad arrivare al tesoro prima di noi, ad ogni costo."
   "Hmm... ritengo che tu abbia ragione. -disse Sir Sebastian- Se nessuno ha un'idea migliore di questa, suggerisco di tornare a case e recuperare un po' di energia con un buon sonno. Certamente stasera avremo bisogno di tutte le nostre facoltà", concluse il lord. Mentre gli altri annuirono, fece un cenno alla sua carrozza ferma sul lato opposto della piazza.
   Mentre la carrozza del lord si avvicinava, Simon, che per lungo temo era stato zitto ad ascoltare gli altri che parlavano, disse:
   "Ora che ci penso, mi viene in mente che la mano di quello sconosciuto aveva qualcosa che non andava: aveva solo quattro dita. Ne sono certo.", concluse Simon con tono sicuro."
   "Hai degli occhi di falco -lo elogiò Roger mentre il gruppo di amici saliva in carrozza- Ora abbiamo un dato in più sul nostro nemico e chissà che non possa rivelarsi prezioso più in là."
   E, mentre un Simon imbarazzato raccoglieva le lodi che i suoi amici gli profondevano (era un uomo modesto e schivo dei complimenti; era questa una delle doti che gli amici ammiravano di più in lui, unitamente al suo coraggio), la carrozza, dopo che il conducente ebbe frustato i cavalli dietro segnale del lord, iniziò il tragitto che, esattamente dopo venti minuti, li portò nuovamente nella tenuta di Sir Sebastian. Ivi giunti, gli amici si dedicarono al riposo fino alle 14. A quell'ora Lucas, eseguendo le istruzione dategli dal lord prima che questi si addormentasse, li svegliò con tutta la cortese fermezza di cui egli, in virtù dei lunghi anni passati a servire il defunto Lord Anthony, disponeva, annunciando che il pranzo era servito.